Entro in sala in ritardo e mi siedo in prima fila. Per me il film inizia con Joe, la protagonista dolorante ed evidentemente picchiata a casa e nel letto di un gentile signore Seligman (interpretato da Stellan Skarsgård) che l’ha raccolta dalla strada e che le chiede di raccontare la sua storia.

Lei stessa si dichiarerà ninfomane e ne spieghera’ i motivi, sostenendo che per lei questo termine  significa soprattutto indifferenza.

Da giovane la ragazza fa parte di un Club di Ribelli dell’amore. Scopo del Club, scoparsi più uomini possibile e mai più di una volta.

Il film di Lars von Trier si evolve nel racconto della vita di Joe attraverso un confronto con il vecchio signore che cerca di convincerla che la sua ninfomania non è come lei pensa una pratica disdicevole e immorale ma che ha in se’ una sua ragionevolezza.

Bello anche se prevedibile il raffronto con la musica polifonica, che lei rappresenta con immagini di rapporti sessuali, che la completano ma non la saziano. Il feroce felino, il rassicurante Basso, e l’amore possibile.

Seligman è un appassionato di musica polifonica, di scienze naturali, di matematica pitagorica e probabilmente di molte innumerevoli arti e grazie allla sua cultura e ad un animo gentile tende a trovare in tutte le pratiche sessuali da lei ampiamente descritte una qualche spiegazione.

La dipendenza di cui parla Joe mi ricorda molto Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel, anche se alla visione del solo volume 1 non vedo in lei ancora una reale autodistruzione ma solo una lussuria senza particolare perversione. Sicuramente una pulsazione, anche premeditata ma estremamente casuale.

Aspetto con ansia di vedere il Volume II

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