Il Convegno del 4 dicembre 2014 su Identità ed Eredità Digitale che si svolse a Milano riuscì ad offrire una panoramica piuttosto dettagliata di quelle che sono le problematiche della Vita e della Morte Digitale.

Il  Convegno, dal Titolo “Identità ed eredità digitali. Stato dell’arte  possibili soluzioni al servizio del cittadino”, organizzato dal Center on International Markets, Money and Regulation dell’Università commerciale Luigi Bocconi e in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Notariato ha presentato un interessante approfondimento su temi digitali strettamente connessi a temi piu’ che reali. La Vita e la Morte.

In particolare le relazioni dei partecipanti hanno riguardato sia il profilo strettamente formale/burocratico sia quello sociale/filosofico, di tali temi dall’Anagrafe alle Successioni.

Il tema Vita, o più correttamente quello concernente l’identità digitale venne brillantemente affrontato da un lucidissimo Stefano Rodota’ che riuscì con un semplice elenco di aggettivi che poi si dimostreranno vere Parole Chiave a farci comprendere la complessità e la multifunzionalità della moderna identità digitale parlandoci di:

identità disperse, sconosciute, inconoscibili, proibite, false, nascoste, anonime, frammentate, e su ognuna di esse il Prof. Rodotà offrì grandi spunti di riflessione.

Il Professore poi evidenzia che ormai SIAMO quello che Google dice che SIAMO. Le nostre identità cioè sono ricostruite, esterne, confezionate con algoritmi probabilistici fuori di noi, delle quali difficilmente possiamo mantenere un controllo e propone un corretto riferimento alla necessità – vista la complessità di tali identità – di esercizio del diritto all’oblio di prossima affermazione grazie al Regolamento Europeo Privacy.

Non solo, Rodotà evidenziò che si trattava di identità presenti, passate e future (grazie all’analisi dei BIG DATA) contestualmente presentate sui motori di ricerca.

Interverranno sull’argomento anche Oreste Pollicino  e  T. Smedinghoff, della American Bar Association.

L’avvocato Bianca del Genio, Responsabile Legale di Microsoft aprì il suo intervento avvertendo che tra le identità digitali ci sono anche quelle costruite ad hoc dall’utente (quella cioè che lo stesso costruisce consapevolmente).

Successivamente il convegno affrontò le problematiche connesse alla gestione dei dati digitali dopo la  morte e di come il Notariato debba garantirne la correttezza, soprattutto perchè al di la’ dei beni patrimoniali digitali c’e’ (tuttora) anche una scarsa considerazione dei beni (digitali) affettivi. La questione è principalmente legata al fatto che nell’era digitale diventa necessario definire la sorte dei beni digitali, che sono ad esempio i contenuti  degli archivi digitali su locale o su cloud, le transazioni effettuate online, ma anche i blog e i profili sui diversi social network, come Facebook, Pinterest, Instangram e Twitter, ecc.

Durante il Convegno si offrirono anche i risultati emersi da un sondaggio a cura di McAfee del luglio 2014 nel quale si  calcolò che a livello globale il valore dei beni virtuali memorizzati sui dispositivi digitali era pari a circa 35mila dollari per ciascun navigatore.  Sul Podio i ricordi personali, foto e video con un valore di 17.065 dollari; seguono le informazioni personali (sanitarie, finanziarie) con un valore di 6.400 dollari, le informazioni di natura professionale con un valore di 4.381 dollari, quelle relative ai progetti e hobby (poco più di 3mila dollari), le comunicazioni personali (2.147 dollari) ed i file di gioco o di intrattenimento (1.721 dollari).

Inoltre ci sono due categorie di problematiche connesse all’eredità digitale:

La prima riguarda l’accesso a password e la conoscenza dei contenuti da parte degli eredi dei beni digitali del de cuius.

La seconda concerne la giurisdizione applicabile, da momento che spesso i servizi di posta elettronica, i motori di ricerca o i social network non sono localizzati in Italia e seguono quindi la legislazione dei diversi Paesi coinvolti.  L’applicazione di normative vecchie a realtà nuove (create dal digitale) impedisce di trovare una soluzione a livello nazionale.

Inoltre i principali operatori di servizi Internet hanno sede negli USA, o in ogni caso sono multinazionali con sedi all’estero rispetto al paese in cui operano e le loro condizioni d’uso, che l’utente accetta, rinviano quasi sempre ad una legge e ad un tribunale straniero.

Il Notariato italiano, è stato il primo nel Mondo  ad occuparsi della materia avviando un un tavolo di lavoro che ha coinvolto non solo gli operatori del settore (con Microsoft e Google in prima fila ), ma anche gli studi legali e gli esperti della materia. L’idea è quella di creare un sistema di risoluzione delle controversie ad hoc, una soluzione alternativa ai fori giuridici tradizionali.

Spinta al progetto è stata in particolare data dal coinvolgimento di Stefano Rodotà e Tom Smedinghoff, della American Bar Association, massimo esperto statunitense della materia.

Al termine del Convegno cerco di approfondire la questione Eredità Digitale w scopro che Google rinvia il problema dell’accesso ai dati da parte degli eredi ad una Corte di Giustizia californiana.

Microsoft invece ha voluto andare incontro all’esigenze del consumatore prevedendo l’accessibilità ai dati digitali in seguito ad una autodichiarazione dell’erede.

Inoltre Microsoft si adopera per garantire la leggibilità del documento che potrebbe a causa del tempo trascorso non essere più leggibile, per i diversi aggiornamenti tecnologici intervenuti.

Si narra anche che Microsoft offre sul mercato un sistema Cloud ai massimi livelli di sicurezza sia sotto un profilo di riservatezza che di integratezza e di disponibilità del dato.

Anche con riferimento al diritto all’oblio Microsoft garantisce la massima disponibilità ad andare incontro alle esigenze del consumatore. Sempre chè ovviamente ci siano i presupposti (mancanza di interesse pubblico, NON attualità della notizia. Ecc).

SE posso esprimere delle considerazioni finali rilevo, che a dispetto di quel che si narra sull’arretratezza digitale italiana, il Nostro Paese è stato tra i primi a muoversi sia sotto un profilo istituzionale sia sotto un profilo aziendale quando si parla di diritti civili digitali.

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